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Capitolo “Difesa delle piante infestanti” - volume primo - pag. 353-362
Autori: Michele Cascavilla, Andrea Muscarà
Nel 2020 e nel 2021 sono stati esaminati dieci biostimolanti, per valutare la loro capacità di prevenire la comparsa di sintomi di fitotossicità su soia in seguito al diserbo di post-emergenza. Le sostanze utilizzate erano: acidi umici, amminoacidi animali derivanti da estrazione chimica ed enzimatica, aminoacidi vegetali, Ascophyllum nodosum, Ecklonia maxima, Laminaria japonica, borragine, silicato di potassio e silicio a pH neutro. In entrambe le annate, sono state eseguite due applicazioni in miscela con i seguenti erbicidi: tifensulfuron metile (6 g s. a./ha) e imazamox (40 g s. a./ha) allo stadio di 2°-3° foglia trifogliata e propaquizafop (150 g s. a./ha) allo stadio di 4°-5° foglia trifogliata. Il primo anno è stato valutato il contenuto di clorofilla e flavonoidi (non mostrati), antociani, nitrati e zuccheri totali nelle foglie, mentre nel secondo anno si è valutata anche la biomassa aerea fresca e secca, l’altezza, l’area fogliare e l’NDVI. Alla fine di ogni stagione si è proceduto alla raccolta ed è stato, determinato il contenuto di proteine e grassi sulla granella. I risultati hanno fatto rilevare che i biostimolanti sono stati in grado di stimolare le risposte delle piante all’applicazione degli erbicidi, aumentando il contenuto di antociani, zuccheri totali e nitrati nelle foglie. Inoltre, gli acidi umici e il silicato di potassio hanno determinato un aumento della biomassa, dell’altezza delle piante e dell’area fogliare. Gli incrementi produttivi, invece, non sono risultati statisticamente significativi. Parole chiave: erbicidi, biostimolanti
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